C’è un particolare momento durante i compiti a casa che può davvero scoraggiare un bambino! Si tratta di quando un genitore cerca di incoraggiare il figlio nell’esecuzione di un esercizio dicendogli: “Dai, è facile!”. E’ proprio vero che a volte le buone intenzioni non sono sufficienti perché possono fare più male di una cattiva intenzione. Per capire cosa intendo è necessario mettersi nei panni del bambino che si sta inceppando per qualche motivo davanti ad un esercizio.

Il bambino che fa i compiti a casa

Fare i compiti non è un’attività semplice di per sé, lo è forse per alcuni bambini ma non per molti. Nell’articolo “Compiti a casa? Mio figlio mi fa disperare!!” metto in luce come i compiti a casa siano un’attività complessa che coinvolge diversi piani, da quello cognitivo, a quello emotivo, a quello motivazionale. Quando vostro figlio si rifiuta di fare i compiti, oppure si blocca o temporeggia continuamente, sta mettendo in atto delle strategie per proteggersi da una difficoltà che sta incontrando. Quando i bambini cercano di nascondersi dietro al fatto che il compito secondo loro è difficile, in realtà ci stanno dicendo che hanno paura di non essere all’altezza della situazione e, quindi, temono di mostrarsi incapaci. Quindi, in che modo potrebbe essergli utile, sentirsi dire che il compito che loro hanno davanti e che sentono di non riuscire ad affrontare, è facile? Per un approfondimento sulla funzione dei compiti a casa e sul ruolo del genitore durante i compiti, consiglio di vedere il video “Compiti per casa: a cosa servono e qual è il ruolo del genitore?“.

Compiti a casa: “Dai, è facile!”

Se non vi è ancora chiaro, questa frase non fa altro che farli sentire ancora più incapaci! Non vi è mai successo di trovarvi un una situazione simile? Di non riuscire a fare una cosa e poi di sentirvi dire da qualcun altro che è facile? E magari quest’altro arriva e vi risolve il problema? Beh, non vi sentireste anche voi un po’ imbecilli?

Bene, sappiamo che il genitore che dice “Dai, è facile!” ad un figlio alle prese con i compiti a casa, lo fa per spronarlo, per convincerlo che di fronte a lui ha degli ostacoli più piccoli di quello che si sta immaginando in quel momento. Ma se avete fatto l’esercizio di ricordo su voi stessi e, quindi, di empatia nei confronti di vostro figlio, vi dovrebbe essere chiaro che probabilmente le vostre intenzioni non sono adeguate per sbloccare la situazione.

L’attenzione sul compito rischia di distogliere l’attenzione dalle risorse del bambino, che sono quelle su cui bisogna contare per poter affrontare una sfida. Nell’articolo “Studio efficace: quali ingredienti?” metto in luce quali sono i fattori principali che contribuiscono a migliorare le prestazioni di un alunno alle prese con lo studio. Sono tutti fattori che il bambino stesso può imparare a controllare. La facilità o difficoltà del compito, invece, non è nelle sue mani e, quindi, rischia di farlo sentire impotente.

Compiti a casa: meglio dire “Coraggio, ce la puoi fare!”

Quando vedi tuo figlio o figlia in difficoltà davanti ad un compito a casa, quindi, digli “Coraggio, ce la puoi fare!“. Aiutatelo per prima cosa a rilassarsi facendo un bel respirone, aiutatelo poi a capire qual è la difficoltà che sta incontrando e incoraggiatelo a pensare a quali risorse ha per affrontare il problema. In questo modo aiutate il bambino a controllare meglio la situazione e a migliorare il suo senso di autoefficacia.

Dott.ssa Serena Costa, psicologa dell’infanzia (serenacosta.it@gmail.com)

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