I bambini e l’alimentazione, un binomio di grandissima importanza per un genitore. “Ha mangiato abbastanza?” è la classica domanda che una mamma fa all’educatrice di un nido o all’insegnante della materna, ma è anche la domanda che la mamma stessa si fa insistentemente, quasi come se fosse la misura della sua capacità di essere una buona madre. Il momento dell’alimentazione diventa in molti casi un teatro di scontri e conflitti che rischia di trasformare il pasto in un momento davvero spiacevole per tutti. Il range di difficoltà incontrate da molti genitori è molto ampio e in alcuni casi anche molto precoce: esistono bambini che mangiano molto poco, troppo, bambini che mangiano in maniera disordinata, bambini che mangiano solo un numero ristrettissimo di alimenti e che rifiutano di assaggiarne di nuovi.

Alcuni di questi comportamenti rientrano nella normalità mentre altri nella patologia. Qual è il confine? Quali sono i fattori che permettono di prevenire veri e propri disturbi alimentari?

Il confine viene stabilito da intensità del comportamento, durata nel tempo e conseguenze sullo sviluppo (carenze nutrizionali, condizione di sottopeso o sovrappeso, marcata interferenza nel rapporto psicosociale). Ci sono diversi fattori che concorrono alla comparsa di questi comportamenti ma non è l’obiettivo di questo post affrontarli. Per ora mi limito a illustrarvi i principali disturbi dell’alimentazione nell’infanzia per distinguerli da semplici difficoltà che si possono incontrare durante lo sviluppo.

Alimentazione: i principali disturbi alimentari

Le classificazioni diagnostiche, che compaiono anche sul sito della scuola di Psicoterapia cognitivo comportamentale dell’Istituto Miller, fanno innanzitutto una principale distinzione legata all’età dei bambini: nei primi 3 anni di vita si parla di disturbi della nutrizione mentre successivamente si parla di disturbi dell’alimentazione.

I disturbi della nutrizione

Il National Center for Clinical Infant programs (2005) definisce i disturbi della nutrizione come la difficoltà del bambino a stabilire pattern regolari di alimentazione caratterizzati da un’adeguata immissione di cibo e collegati con gli stati fisiologici di fame e di sazietà. L’acquisizione di questa capacità di autoregolazione è strettamente collegata con la capacità della mamma di sintonizzarsi sui bisogni e sulle caratteristiche fisiologiche del bambino.

Rientrano in questa categoria i seguenti disturbi.

Il Disturbo Alimentare dell’Autoregolazione

Il bambino presenta difficoltà nel raggiungimento e nel mantenimento di una condizione di calma vigile che permetta l’alimentazione: è quindi troppo assonnato o troppo agitato per mangiare. Le difficoltà alimentari possono iniziare subito dopo la nascita. Il bambino non aumenta di peso o presenta una perdita ponderale.

Il Disturbo Alimentare della Reciprocità tra Caregiver e Infante

Il bambino presenta deficit significativi di crescita perché sono assenti o carenti i segnali evolutivi di reciprocità sociale tra madre e bambino (contatto visivo, sorrisi, vocalizzazioni durante l’alimentazione), anche in assenza di un problema fisico o di un disturbo pervasivo dello sviluppo.

L’Anoressia Infantile

Il bambino manifesta fin dalla nascita uno scarso interesse verso l’alimentazione, rifiutandosi di mangiare un’adeguata quantità di cibo per almeno un mese. In questo caso l’infante sviluppa una condizione di malnutrizione cronica in cui sono evidenti il basso peso corporeo e l’arresto dello sviluppo.

L’Avversione Sensoriale per il Cibo

Il bambino sviluppa carenze nutrizionali specifiche e/o ritardo dello sviluppo orale- motorio perché si rifiuta di mangiare particolari cibi che presentano peculiari caratteristiche come sapore, odore, colore, consistenza. Si tratta di bambini che fanno smorfie di disgusto al cibo, non riescono a masticare o deglutire, sputano il boccone fino ad arrivare anche a vomitare.

Il Disturbo dell’Alimentazione associato a condizioni mediche concomitanti

Il bambino perde peso perché non mangia a causa di una condizione medica come un’allergia alimentare o il reflusso gastrico senza vomito. Il dolore porta il bambino ad agitarsi e piangere difronte al momento dell’alimentazione.

Il Disturbo Alimentare Post-traumatico

Il bambino manifesta segnali di malnutrizione inseguito ad un evento traumatico (soffocamento accidentale, episodi di vomito intenso o forte litigio in famiglia). Il bambino in pratica, inizia a manifestare ripetutamente stress e avversione al cibo in corrispondenza degli elementi che richiamano il trauma.

I disturbi dell’alimentazione

I problemi alimentari più comuni che si possono presentare nei bambini più grandicelli sono i seguenti.

L’Anoressia nervosa

Il bambino è costantemente preoccupato relativamente alla forma e peso del suo corpo e per questo tenta di dimagrire o non ingrassare tramite l’evitamento o la restrizione dell’assunzione di cibo, il vomito auto-indotto o sempre più frequente attività fisica (anche all’insaputa del genitore).

La Bulimia Nervosa

Le caratteristiche sono le stesse dell’anoressia ma in aggiunta il bambino o adolescente perde il controllo abbuffandosi con il cibo per poi vomitarlo.

Il Disturbo Emozionale con evitamento del Cibo

Il bambino rifiuta il cibo non tanto perché vuole dimagrire o non ingrassare come nei precedenti disturbi, ma semplicemente perché presenta un disturbo dell’umore (ansia o depressione) che manifesta attraverso il corpo.

Alimentazione Selettiva

Il bambino selettivo presenta un peso ed un’altezza adeguati all’età e non presenta preoccupazioni per il peso o la forma del corpo, ma si alimenta di pochi tipi di cibi (5-6) rifiutando in modo selettivo quelli con determinate caratteristiche sensoriali come il gusto, l’odore o il colore. Questo problema con il cibo potrebbe interferire con la qualità della socialità con i pari in particolare in occasione di feste di compleanno, gite scolastiche e/o cene di classe.

Alimentazione Restrittiva

Il bambino restrittivo è un bambino che mangia poco in termini di quantità ma ha un peso nella norma.

Il Rifiuto del Cibo

I bambini con questo disturbo si rifiutano di mangiare in specifiche situazioni (per esempio a scuola) o in presenza di determinate persone. Non vi sono però problemi di peso. Eventualmente un disagio a livello emotivo da approfondire.

Paura o Fobia Specifica con evitamento del cibo

Il bambino con questo disturbo ha paura di deglutire o di soffocare e per questo evita certi tipi di cibi. Spesso vi è un evento che lo ha scatenato (vomito, rischio soffocamento, abuso, allergia). Quando la paura di magiare è forte il bambino perde peso visibilmente.

Sindrome da Rifiuto Pervasivo

Il bambino diventa sottopeso e disidratato perché rifiuta categoricamente di mangiare e di bere, così come tutte le attività quotidiane, come reazione ad un evento fortemente stressante.

Perdita dell’Appetito Secondaria a Depressione

Il bambino perde appetito in seguito ad un disturbo dell’umore, tipicamente la depressione, ma non è preoccupato per il proprio peso come nell’anoressia.

Alimentazione: semplici difficoltà

La maggior parte dei disturbi citati precedentemente rientrano nella patologia proprio perché vengono soddisfatti i tre criteri dell’intensità del comportamento, della durata nel tempo e delle conseguenze sullo sviluppo (carenze nutrizionali, condizione di sottopeso o sovrappeso, marcata interferenza nel rapporto psicosociale). L’alimentazione restrittiva e selettiva sono i due casi in cui non ci sono evidenti conseguenze in termini di peso e di benessere in generale e per questo si ritrovano al limite con la normalità. Tutte le altre situazioni riscontrate dai genitori se non raggiungono questi criteri non devono destare eccessiva preoccupazione. E’ infatti la forte preoccupazione di un genitore relativamente al cibo che solitamente complica o irrigidisce comportamenti che di base non interferirebbero con un sano sviluppo psico fisico di un bambino.

Per favorire una alimentazione normale nei bambini, quindi, occorre aiutare i genitori a sviluppare un sano rapporto con il cibo e l’alimentazione in modo tale da essere prima di tutto un buon esempio per i figli e poi per non instaurare quelle dinamiche interattive negative che potrebbero favorire lo sviluppo di un disturbo dell’alimentazione. Se il genitore ha un’alimentazione sana ed è rilassato e tranquillo rispetto al cibo il bambino sviluppa un rapporto sereno con esso, mentre se il genitore per primo ha qualche difficoltà con il cibo oppure è ansioso o ipercontrollante il bambino potrebbe sviluppare problemi con l’alimentazione. Vedremo nel prossimo articolo quali sono gli atteggiamenti da evitare e quali invece da incrementare.

Dott.ssa Serena Costa, psicologa dell’infanzia (serenacosta.it@gmail.com)

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