Vi racconto un episodio che mi è accaduto in occasione di una supplenza alla scuola materna che riguarda una bambina che vuole rifare il suo disegno.
Una bambina che vuole rifare il suo disegno
Ho proposto ai bambini di fare un disegno libero e così ho dato a ciascuno un foglio del colore che preferivano.
Ad un certo punto una bambina, che chiamo per l’occasione Anna, viene da me e mi chiede un altro foglio. Anna aveva iniziato il disegno ma non le piaceva e così lo aveva gettato nel cestino. Insisteva a volerlo rifare come se fosse per lei davvero importante.
Voi che cosa avreste fatto?Avreste assecondato la sua richiesta dandole un secondo foglio oppure l’avreste invitata a continuare il disegno? O che altro?
Cosa ho fatto in qualità di maestra
Io ho deciso di non assecondare la sua richiesta, giustificando la mia decisione spiegandole che i fogli non vanno sprecati senza una ragione valida e il fatto che non le piaccia la sua opera non era una ragione valida. Ma nello stesso tempo non l’ho abbandonata: ho ripreso il foglio dal cestino e l’ho presa con me sulle mie ginocchia per dimostrarle che il suo disegno andava benissimo e che, io l’avrei aiutata a continuarlo cosi come lei voleva.
Le ho chiesto cosa volesse disegnare e Anna mi ha risposto che voleva disegnare un pupazzo di neve, cosi come la sua amichetta, ma che il suo non le piaceva e, quindi, voleva rifarlo.
Aveva, infatti, iniziato a disegnarlo facendo un cerchio per la testa e poi una riga verticale per fare il corpo. Dato che la sua amica aveva fatto il corpo ovale, ciò che aveva prodotto lei (la riga verticale) non corrispondeva alla sua intenzione (fare il corpo del pupazzo come quello dell’amica) e così aveva giudicato il suo disegno come “brutto” e, quindi, da rifare.
Alla domanda di una compagna sul perché Anna volesse rifare il disegno ho verbalizzato le mie osservazioni spiegando che Anna si è accorta che il suo disegno non era venuto bene, così come avrebbe voluto e che, forse, voleva farlo simile a quello dell’amichetta.
Ho aggiunto che i disegni dei bambini sono belli se sono diversi l’uno dall’altro, così come i bambini sono belli perché tutti sono diversi. Se tutti i bambini fossero uguali, sarebbe una gran noia!
Contemporaneamente le ho fatto prendere la matita per continuare il disegno, ma la bambina era ancora in difficoltà e non sapeva come fare, convinta di non poter rimediare.
Le ho, quindi, preso la mano e l’ho aiutata a fare l’ovale del corpo e, sopra alla riga che aveva fatto lei le ho proposto di disegnare dei bottoni tutti colorati.
Lei si è lasciata guidare e, man mano che il disegno prendeva forma, si convinceva sempre di più che il suo disegno era bello e, anzi, ne era proprio soddisfatta!
Così l’ho lasciata continuare da sola nel colorare gli altri bottoni e nell’aggiungere i particolari che le venivano in mente.
Risultato: è venuta a mostrarmi il disegno completato orgogliosa del suo prodotto!
Quali osservazioni fare su un episodio apparentemente insignificante?
Dietro alla richiesta di rifare un disegno, spesso, vi è un problema di autostima e di paura di deludere l’adulto di riferimento.
Fare un bel disegno per la maestra era per Anna molto importante, ma la bambina non si sentiva all’altezza del compito. Aveva paura di deludere la maestra e non si riteneva in grado di fare un disegno fatto bene se non copiando dall’amica. Il disegno dell’amica era il suo metro di paragone per giudicare la sua capacità.
Il ruolo dell’insegnante è quello di cogliere questo aspetto e di agire rinforzando l’autostima del bambino e rassicurandolo sul valore di ciò che ha prodotto.
Scegliendo di non assecondare il desiderio di Anna di gettare il suo disegno, ho inviato un messaggio chiaro: lei è brava di fare i disegni e il suo disegno è bello, ma soprattutto piace alla maestra e, quindi, non va buttato.
Se le avessi dato un altro foglio le avrei inviato, invece, un messaggio contrario: è vero che lei non è brava di fare i disegni e il suo disegno è brutto, ma soprattutto non è piaciuto alla maestra e, quindi, meritava di essere buttato. Se avesse rifatto il disegno, si sarebbe comunque basata nuovamente sul disegno dell’amica e non sulle sue idee.
Quando un bambino è in difficoltà, l’adulto può intervenire sostituendosi temporaneamente, ma restituendo a lui il risultato raggiunto. Giuseppe Nicolodi parla di “offerta psichica totale e gratuita”.
Anna, in crisi per la delusione per il suo disegno, non era più in grado di produrre idee nuove per “correggere” il disegno non corrispondente alle sue aspettative. Così sostituendomi a lei temporaneamente, ma con la sua mano che mi seguiva, le ho permesso di riprendere la fiducia in se stessa e di continuare concludendo da sola e prendendosi poi il merito per il bel disegno.
Conclusioni
Dietro un comportamento apparentemente insignificante, come ad esempio la richiesta di rifare un disegno, ci possono essere degli aspetti psicologici più profondi che caratterizzano la psicologia del bambino.
Riconoscerli è importante per dare maggiore qualità ai nostri comportamenti. Occorre rispondere non alla richiesta esplicita del bambino, ma al bisogno sottostante a tale comportamento. In questo caso il bisogno di Anna di sentirsi riconosciuta e valorizzata per le sue capacità.
Dott.ssa Serena Costa, psicologa dell’infanzia (serenacosta.it@gmail.com)
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2 Commento
Laura
Salve, lavoro come educatrice di bambini con disabilità nella scuola, mi è capitato che il bambino avesse evidenti difficoltà grafiche e che mi chiedesse di disegnare spesso al posto suo, come potrei farlo in modo da incidere il meno possibile sulla sua autostima?
serena
Gentile Laura, nel caso di difficoltà grafiche
dovute a patologie specifiche di origine neurologica (ritardo mentale,disturbi pervasivi dello sviluppo, disgrafia…)la questione è più complessa.
Il bambino può, infatti, chiedere di essere aiutato perché realmente non è in grado di eseguire il compito e non perché vi è una mancanza di autostima. Quest’ultima, d’altro canto, può essere coinvolta comunque perché, in seguito a numerosi fallimenti è frequente iniziare a dubitare delle proprie capacità e ritenersi incapaci a svolgere un compito da soli.
Nel suo caso è opportuno, quindi, accertarsi di quali precise competenze ha il bambino e impostare un intervento mirato che sia equilibrato alle sue capacità. Per non incidere troppo sull’autostima del bambino è necessario proporgli di fare dei disegni semplici alla sua portata gratificandolo ogni volta che riesce nel compito o che dimostra fiducia nelle proprie capacità, indipendentemente dal risultato. E poi via via che si riabilita la funzione deficitaria si accrescono le richieste.
Anche in questo caso l’eventuale “offerta psichica” sostituendosi a lui va utilizzata con estrema attenzione solo come input ad un’azione che è inibita a causa della momentanea crisi di autostima. Va assolutamente evitato che la richiesta di aiuto sia una soluzione di comodo per non impegnarsi.
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