Il libro che voglio segnalarvi questo mese si intitola “Quando avevo paura del buio” di Mirelle d’Allancé, illustratrice e scrittrice di libri per bambini, edizioni Babalibri.
Si tratta di una deliziosa storia in cui viene affrontato il tema della paura, e in particolare della paura del buio, emozione che spesso tormenta i bambini in tenera età.
Il protagonista di questa storia è un bambino di nome Roberto che ha paura del buio. Come ogni sera, affronta con preoccupazione il momento di andare a dormire perché, una volta rimasto solo nel buio della stanzetta, vede animarsi mostri terribili che lo spaventano alquanto. Però grazie all’intervento del suo orsetto che gli svela il segreto per far sparire i mostri, Roberto riesce ad addormentarsi.
Ho proposto la lettura di questo libricino ai bambini della scuola materna in cui ho lavorato e con i quali stavamo seguendo un percorso sulle emozioni. Come immaginavo è piaciuto tantissimo, soprattutto ad alcuni, tanto che me lo richiedevano ogni giorno.
I motivi per i quali il libro è piaciuto tanto, secondo me, sono i seguenti.
Innanzitutto la prevalenza di immagini con colori e scene che suscitano l’emozione della paura rendono la storia estremamente coinvolgente ed efficace.
Il contenuto della storia, inoltre, narra una vicenda e una problematica che è molto vicina alla vita del bambino, permettendogli così di immedesimarsi nel personaggio e di sentirsi, quindi, molto coinvolto. La lettura insieme ai compagni ai quali veniva lasciata la possibilità di commentare la storia, è stata un’utile strumento per far scoprire a ciascuno che anche altri possono provare l’emozione della paura e che questa può essere tranquillamente gestita con coraggio. La stessa cosa può accadere anche se la storia viene letta singolarmente perché, comunque, sentire una propria difficoltà che accade ad un personaggio di una storia, permette di non sentirsi l’unico “in preda alla paura” e permette anche di vivere la propria emozione con una maggiore distanza.
Un terzo elemento che ritengo importante è il fatto che i mostri, nati da una percezione deformata della realtà circostante ed espressione concreta della paura, non vengono negati nella loro esistenza, ma semplicemente viene suggerito al bambino un modo per affrontarli. Questo permette al bambino di sentirsi compreso e capace di gestire le sue emozioni. E’ esattamente il contrario di quello che fa, invece, la mamma di Roberto la quale inizialmente dice a Roberto che non ci sono i mostri. La mamma cerca comunque di rassicurare il figlio dicendo che lascerà la luce accesa e la porta socchiusa, ma il fatto di non aver prima fatto sentire Roberto compreso nel suo vissuto, l’intervento non è stato efficace. Occorre ricordare, infatti, che in età prescolare i bambini non distinguono nettamente la realtà dalla fantasia che invece coesistono influenzandosi reciprocamente. Ecco perché le storie hanno “un grande potere” sui bambini.
Non bisogna dimenticare, infine, che anche la modalità con la quale viene letta la storia è determinante nel suscitare interesse e coinvolgimento nei bambini. Personalmente ho cercato di enfatizzare molto le parole del testo con l’espressione non-verbale, tipo lo sguardo, il tono della voce, le pause per creare souspance, i movimenti, ecc. E devo dire che osservavo sempre due occhioni sgranati che dimostravano un’attenzione vigile e appassionata.
Suggerisco, quindi, a genitori, educatori e insegnanti, di leggere questo libro ai bambini perché attraverso l’immedesimazione con il personaggio, saranno più facilitati nel riconoscere e gestire l’emozione della paura. Tale maggiore competenza sarà a chiaro vantaggio di una buona autostima personale e della qualità delle relazioni costruita con compagni, fratelli, ecc.
Dott.ssa Serena Costa, psicologa dell’infanzia (serenacosta.it@gmail.com)
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