Quando e come insegnare il valore dei soldi ai bambini? Questa è una domanda molto interessante che mi ha fatto una mamma di un bimbo di 6 anni la quale si sta interrogando se è troppo presto o meno iniziare a parlare di denaro a suo figlio. Bene, con questo articolo, risponderò a questa domanda molto importante.

Quando insegnare il valore dei soldi ai bambini

Affrontare l’argomento dei soldi con i figli è inevitabile nel corso della loro crescita perché i figli entrano in contatto con il denaro fin da piccolissimi. Come? Osservando i genitori! Così ben presto nasce in loro il desiderio di imitare mamma e papà. Mia figlia già a 3 anni amava giocare con i soldini della cassa giocattolo che ho in studio ma anche giocare con i soldi costruiti ritagliando dei pezzi di carta. Era piccola ma già aveva capito che i soldi servono per comprare le cose e che a volte vengono restituite delle monete o delle banconote (il resto).

Poi arrivano le prime esperienze con il denaro vero tutto per sé. Ad esempio quando arrivano i soldini veri portati dalla fatina o dal topino oppure per regalo da parte dei nonni o degli zii.

Insomma, i bambini entrano in contatto con monete e banconote più presto di quello che crediamo e, giocando e crescendo, nascono inevitabilmente riflessioni e domande su questo tema. Per esempio:

  • si può comprare nella realtà con i soldi finti?
  • da dove viene il denaro?
  • i soldi sono infiniti?
  • perché ci sono soldi di diverso tipo (monete e banconote di forma e colore diverso)
  • cosa si può comprare con le monete e cosa con le banconote?
  • con il denaro si può comprare qualsiasi cosa?
  • in base a cosa si decide di comprare un prodotto o un altro?
  • perché i soldi si conservano nei salvadanai o nelle banche?
  • chi ha soldi è più felice?

E sta al genitore decidere se rispondere a queste domande oppure ignorarle.

Come insegnare il valore dei soldi ai bambini

Il mio consiglio è di cogliere sempre le curiosità dei bambini e rispondere ai loro dubbi con risposte comprensibili, anche con piccole esperienze concrete adatte alla loro età.

Nei primi anni (dai 3 ai 6 anni)

Nei primi anni di vita quello che si può spiegare è che le monete e le banconote sono dei soldi che i genitori ottengono in cambio del loro lavoro e che i soldi servono per acquistare tutto ciò che serve per vivere: la casa, il cibo, i vestiti, i giocattoli, ecc. Solo alcune volte c’è qualcuno che li regala, ma sono poche.

Ne deriva che i soldi non sono infiniti ma finiscono nel momento in cui li si usa per comprare qualcosa e, per questo, occorre imparare ad usarli in modo intelligente.

E cosa significa? Che ci sono cose molti importanti alle quali bisogna dare priorità (il cibo, i vestiti, ecc.) e altre cose che possono aspettare (un giocattolo, le caramelle, ecc.). In pratica insegniamo a distinguere i desideri dai bisogni. Il desiderio è un bene a cui si può rinunciare poiché non indispensabile nel breve periodo, mentre il bisogno ha carattere di urgenza in quanto deve essere conseguito nell’immediato. 

Un’altra cosa che possono comprendere a quest’età è che alcune cose costano tanto e, quindi, servono tanti soldi per acquistarla, altre cose costano poco, cioè servono pochi soldi. Ne deriva che prima di comprare le cose che costano tanto occorre rifletterci di più, mentre è più facile ottenere quelle che costano meno.

Possiamo quindi anche aiutarli a capire che si può risparmiare, cioè decidere di non usare subito i soldi si hanno a disposizione e conservarli per poterli usare più avanti magari per cose che costano di più.

Per insegnare tutto ciò, quindi, un genitore non deve soddisfare sempre le richieste dei figli comprando tutto ciò che chiedono, ma accontentarli a volte mentre a volte no, riflettendo se appunto quella richiesta è importante per la vita o se è fattibile in quanto non richiede troppi soldi. Potrebbero anche comprare un salvadanaio per far conservare lì i soldi regalati.

Tra i 6 e gli 8 anni

A partire dai 6-7 anni, piano piano, i bambini imparano i numeri e le quantità per cui iniziano a interessarsi e a comprendere più facilmente quanti soldi servono per comprare qualcosa.

Si può farsi accompagnare a fare la spesa e usare i contanti, così si può farli osservare il denaro che si userà per pagare e il denaro che verrà restituito. Possono rendersi conto facilmente che il resto è sempre minore del prezzo da pagare.

Tra gli 8 e i 13 anni

Verso gli 8 anni ma anche prima se lo comprendono, si può proporre di analizzare insieme i vari tipi di soldi, dalle monete alle banconote e insegnare loro che una ha più valore dell’altra. Si può proporre di fare delle colonne di soldini che abbiano pari valore; per esempio una colonna con la sola moneta di 1 €, la seconda colonna con 2 monete da 50 cent, la terza con 5 monete da 20 cent e l’ultima con 10 monete da 10 cent. Così sarà facile comprendere che uno stesso prodotto può essere pagato con poche monete o più monete di valore inferiore.

Inoltre, si può spiegare la differenza tra tra prezzo e valore. Facendo confrontare i prezzi su giornali, volantini e web, per esempio i bambini si possono rendere contro che uno stesso prodotto può avere prezzi diversi ma il valore economico non cambia.  

A questo punto sarà anche importante chiarire che il valore di un oggetto non è solo di tipo economico. Esiste anche il valore affettivo di un oggetto che, seppur di poco valore economico, può avere un grande valore affettivo perché per esempio ci è stato donato da qualcuno a cui vogliamo bene. Inoltre, è importante far capire al proprio figlio che il valore di una persona non dipende dai soldi che ha nel portafogli. E che se un suo amico ha più soldi non vuol dire che sia migliore di lui o lei.

Paghetta sì o paghetta no?

A quest’età alcuni genitori scelgono di dare una paghetta settimanale ai figli per aiutarli a comprendere tutti i concetti che abbiamo nominato prima, nella pratica. Avendo a disposizione una certa somma di denaro per i propri desideri, i bambini imparano a gestire in maniera autonoma i propri soldi e a programmare le spese. Insomma imparano a rinunciare a qualcosa per avere ancora a disposizione qualche soldo.

Il lato negativo della paghetta è che si abituano all’idea che arriva del denaro senza fare nulla e, questo, in realtà non accade nella realtà perché abbiamo detto che i soldi si guadagnano.

Alcuni genitori, quindi, scelgono di dare del denaro in cambio di qualche faccenda domestica o di lavoretto fatto a qualche parente o vicino di casa. In questo modo senz’altro comprendono che dietro al denaro ci dev’essere un impegno, ma magari si perde in questo caso il concetto di gratuità, di collaborare in casa non per avere qualcosa in cambio ma per un bene comune, di generosità verso il prossimo.

Che fare quindi?

Conclusioni

Insomma, non c’è un giusto o sbagliato a parer mio, e ogni famiglia deve prendere delle scelte in base ai propri valori. Io credo che si possa aiutare i figli a comprendere il funzionamento del denaro prevalentemente coinvolgendoli nei propri ragionamenti che riguardano le scelte finanziare come, ad esempio, l’acquisto di un prodotto oppure spiegando loro il perché bisogna dare priorità ai bisogni e non ai desideri. L’esempio dei genitori e questo coinvolgimento creerà le basi affinché possano usare anche loro quel ragionamento nelle loro scelte future.  

E tu cosa ne pensi? Hai affrontato il tema del denaro con i tuoi figli? E come? Fammelo sapere nei commenti!

Dott.ssa Serena Costa, psicologa dell’infanzia (serenacosta.it@gmail.com)

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