Ti sei mai chiesto se tuo figlio ha un disturbo oppositivo provocatorio? Se sì probabilmente hai un bambino o una bambina che definisci “disobbediente” perché non ama i limiti e le regole e che, quindi ti mette in difficoltà come genitore soprattutto quando gli stai impedendo di fare quello che vuole (leggi anche: la funzione normativa: dare limiti e regole). Però i bambini che si arrabbiano e che si ribellano al volere dei genitori e che perfino li sfidano, non è detto che abbiano automaticamente un disturbo. I bambini per crescere in modo equilibrato hanno bisogno di mettersi in contrapposizione con l’adulto, di dire di no, di ribellarsi alle richieste e di fare un po’ quello che preferiscono; questo permette loro di sperimentare una propria identità differente da quella dei genitori. Tuttavia hanno bisogno anche di imparare a darsi dei limiti, di rispettare delle regole imposte da altri. Come fare, quindi, per capire se il proprio bambino si sta comportando in modo evolutivamente comprensibile o sta invece sviluppando un vero e proprio disturbo, chiamato disturbo oppositivo provocatorio?
Cos’è il Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP)
Il Disturbo Oppositivo Provocatorio, detto anche DOP, è una patologia psichiatrica inserita nel Manuale DSM 5 del 2013 sotto la voce “Disturbi Dirompenti, degli impulsi e del controllo della condotta” (Fonte: Master ADHD e DOP, Edizione Forepsy 2018).
Il Manuale individua 8 comportamenti:
- Spesso va in collera
- E spesso suscettibile o facilmente irritabile
- È spesso arrabbiato o rancoroso
- Spesso litiga con gli adulti
- Spesso sfida attivamente o rifiuta di seguire le richieste delle figure autoritarie o le regole
- Spesso Irrita deliberatamente gli altri
- Spesso accusa gli altri per i suoi errori e per il proprio comportamento
- E’ dispettoso e vendicativo
Come immagino avrete notato, il DSM inserisce quasi sempre la parola “spesso” quindi questo significa che se osservate questo tipo di comportamenti in vostro figlio solo ogni tanto, siamo nell’ambito della normalità e non della patologia psichiatrica.
Il DSM 5 continua a specificare meglio individuando 3 criteri che devono essere tutti presenti per dire con certezza che il bambino ha un disturbo clinico:
- CRITERIO A
- Devono essere presenti almeno 4 dei precedenti comportamenti/sintomi
- Il comportamento nervoso, irascibile, provocatorio e polemico deve essere presente da almeno 6 mesi per la maggior parte dei giorni nei primi 5 anni, almeno 1 volta a settimana dai 5 anni in su; nel caso del comportamento vendicativo deve essere stato messo in atto almeno 2 volte nell’arco dei 6 mesi.
- Tali comportamenti devono essere presenti durante l’interazione con almeno una persona diversa dai fratelli
- CRITERIO B
- Deve essere presente un certo livello di stress nell’individuo o negli altri presenti nel contesto (famiglia, pari..) oppure deve esserci un impatto negativo sul funzionamento sociale, scolastico, o altro dovuto a tali comportamenti.
- CRITERIO C
- Tali comportamenti non devono essere conseguenti ad altre patologie psichiatriche.
La semplice disobbedienza
La semplice disobbedienza fa riferimento ad un bambino che fatica ad accettare i limiti e le regole stabilite dagli adulti e, quindi, tende ad agire prevalentemente con la propria testa. Prima di allarmarvi eccessivamente se vostro figlio tende ad arrabbiarsi quando gli chiedete qualcosa, tende a rispondervi, a provocarvi o a ignorare le vostre richieste cercate di valutare meglio la situazione perché potrebbe essere frutto di una fase evolutiva specifica, frutto di un periodo di stress limitato e passeggero. Per esempio a 2 anni un bambino si comporta in modo oppositivo provocatorio perché sta attraversando una fase specifica, la fase dei no. Oppure potrebbe succedere un periodo di irascibilità e opposizione ad un bambino di 4 anni che sta attraversando dei problemi con i compagni alla scuola materna e scarica, quindi, la tensione a casa. Oppure un bambino di 8 anni che, avendo un Disturbo Specifico dell’Apprendimento non riconosciuto, sta accumulando un carico di stress a scuola che riversa sui genitori.
Il consiglio è quindi di non ricorrere subito alle etichette come può essere quella di Disturbo Oppositivo Provocatorio o di “disobbediente” ma di approfondire meglio, anche con l’aiuto di uno psicologo dell’infanzia, in modo da capire meglio cosa stia succedendo al bambino e poter attivare delle strategie per interrompere il bisogno del bambino di scaricarsi, opporsi o provocare. La rabbia è un’emozione importantissima che va riconosciuta e valorizzata per poter essere d’aiuto e non di intralcio. La disobbedienza è un’esperienza evolutiva necessaria per permettere al bambino di capire meglio chi è e che cosa desidera ma potrebbe essere anche il segnale di un disagio dovuto per esempio ad un eccesso di rigidità nei genitori. Il desiderio di opposizione è benefico se temporaneo ma dannoso se si ripete tante volte perché rende la relazione difficile e pesante.
Dott.ssa Serena Costa, psicologa dell’infanzia (serenacosta.it@gmail.com)
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2 Commento
Lavinia
Come farsi ubbidire da un oppositivo come farsi ubbidire da uno positivo
serena
Scusi ma non ho compreso bene la domanda