Quando si parla di escludere qualcuno, il fenomeno che viene subito in mente è il bullismo. In realtà però questo fenomeno non si spiega solo con le dinamiche di esclusione in cui i bulli isolano la propria vittima. Così come ho spiegato nell’articolo “Il bullismo: cos’è e come si manifesta” , le dinamiche tra bambini e ragazzi sono più complesse della semplice opposizione tra i bulli e le vittime. Ci sono infatti più bambini o ragazzi che vengono coinvolti nel fenomeno, ognuno con un ruolo diverso: bullo, aiutante del bullo, vittima e massa silenziosa, cioè tutti quei bambini che vedono o sentono ma non fanno nulla.
Il bullismo, quindi, non si spiega solo con la condotta dei singoli ma riguarda prevalentemente le dinamiche di gruppo che avvengono all’interno della comunità dei pari. Si tratta di dinamiche che hanno a che fare con questioni identitarie in quanto, definire chi sta dentro in un gruppo o chi sta fuori permette di capire chi siamo e quale ruolo abbiamo.
Quando la vittima che viene obbligata a fare azioni spiacevoli entra a far parte del gruppo prepotente, siamo in presenza di bullismo.
Ecco quindi in sintesi i due tipi di bullismo che seguono due meccanismi diversi: il bullismo di esclusione e il bullismo di inclusione.
- Il bullismo basato su dinamiche di esclusione ha come obiettivo quello di stigmatizzare le differenze e quindi colpire chi si distingue per rafforzare la coesione all’interno del proprio gruppo di appartenenza. La diversità, infatti, viene considerata come una minaccia all’integrità di gruppo. Un esempio può essere quello che succede all’interno di una classe tra la maggior parte degli studenti e qualcuno che viene preso di mira per la sua diversità (è il più studioso, ha modalità effeminate….)
- Il bullismo basato su dinamiche di inclusione ha come obiettivo quello di includere qualcuno nel proprio gruppo attraverso un rito di iniziazione in modo da accrescere la dipendenza del singolo al gruppo. Un classico esempio è quello che succede sugli scuolabus in cui una vittima prescelta viene costretta a fare delle cose generalmente umilianti per essere considerata facente parte del gruppo dei bulli. La vittima, una volta superata la prova finirà per fare sua la cultura del nuovo gruppo di appartenenza ed esercitare lo stesso trattamento sugli altri, perché ormai considerata una modalità normale capace di dargli un’identità.
Non esiste, quindi, un unico tipo di bullismo ma diversi tipi di dinamiche di prepotenza. Tuttavia tutti hanno in comune il perpetuarsi delle prepotenze ai danni di qualcuno che si trova in una fase di crescita che condizionerà lo sviluppo della sua personalità. L’attenzione degli adulti deve essere quindi massima. Ora che siamo nel periodo delle vacanze di Pasqua e i vostri figli sono a casa, approfittatene per parlare insieme a loro delle loro relazioni con i compagni. Non ponetevi con fare interrogatorio o inquisitorio ma dimostrate reale interesse per le loro vicissitudini. Potrebbe essere l’occasione per rinforzare reti amicali positive oppure per scoprire dinamiche di gruppo disfunzionali che meritano un approfondimento.
Dott.ssa Serena Costa, psicologa dell’infanzia (serenacosta.it@gmail.com)
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