Sento, spesso, critiche forti ai genitori di oggi in merito alla loro capacità di regolare i figli. Quando si sente parlare di bambini e ragazzi in balia delle loro emozioni, spesso negative, espresse attraverso comportamenti inappropriati, aggressivi e violenti, stiamo parlando di un fallimento di questa importante funzione genitoriale. In cosa consiste, quindi, la funzione regolativa dei genitori?
Si parte da una condizione di disequilibrio
I bambini, sin da piccolissimi, possiedono delle capacità di autoregolazione ma sono prevalentemente dipendenti dalle figure genitoriali. Crescendo piano piano imparano a fare proprie le strategie di regolazione apprese dai genitori.
Situazioni di disequilibrio: esempi
Per fare qualche esempio, i neonati sono per la maggior parte del tempo alle prese con situazioni di disequilibrio interno dovuto a stimoli esterni o interni. Il piccolo potrebbe venir turbato dalla temperatura dell’ambiente, da stimoli sonori e luminosi o dall’ansia dei genitori stessi (fattori esterni); oppure dalla fame, dalla sete o dalla paura (fattori interni).
Lo stesso accade ai bambini più grandicelli anche se a livelli differenti. L’equilibrio di un bambino di 5 anni, per esempio, potrebbe venir turbato da un eccesso di stimoli provenienti da apparecchi tecnologici o da un carico di impegni, o da un clima emotivo familiare o scolastico carico di tensione (fattori esterni); oppure dalla fame, dalla sete, dalla stanchezza e da tutte le emozioni forti che vivono durante la giornata (paura, rabbia, tristezza, gelosia, ecc).
I neonati segnalano questo disequilibrio piangendo, mentre crescendo i bambini lo manifestano anche con il comportamento.
La funzione regolativa dei genitori: in cosa consiste
La funzione regolativa dei genitori consiste nella capacità della mamma e del papà di aiutare il figlio a ripristinare uno stato di equilibrio interno qualora non sia in grado di farlo da solo. Questo significa imparare a interpretare i segnali che il bimbo invia e comprendere le ragioni di questo disequilibrio per poter poi intervenire sui fattori scatenanti. Aiutare il figlio a parlare dei suoi stati d’animo senza doverli immediatamente scaricare gli permette di non sentirsi sopraffatto e di ritrovare quindi uno stato di benessere.
Si tratta di un compito molto difficile anche perché si tratta di trovare il giusto equilibrio tra intervenire aiutando nella regolazione oppure aspettare un po’ di tempo affinché il bimbo trovi un suo modo per autoregolarsi.
La funzione regolativa dei genitori: esempi
Nel caso di un neonato, per esempio, la mamma o il papà dovrà togliere la copertina se il bimbo piange per il caldo oppure allontanare il bambino da situazioni troppo rumorose se il bambino piange per eccesso di stimoli. Ma significa anche intervenire solo se il neonato ha manifestato il suo bisogno, né prima, né troppo presto, né troppo tardi. Insomma, il tempo giusto lo si sa solo conoscendo il cucciolo.
Nel caso del bambino di 5 anni che magari inizia a lanciare i giochi in giro, i genitori avranno messo in atto la funzione regolativa se: cercheranno di comprendere i fattori scatenanti e aiuteranno il figlio a riconoscere le emozioni che sta vivendo, ad accoglierle e a regolarle in modo da emettere comportamenti adeguati. Per comportamenti adeguati si intende azioni che non vadano a creare un danno a qualcuno o a se stesso. Anche in questo caso il momento giusto per l’intervento del genitore dipende dalle caratteristiche del bambino.
La funzione regolativa dei genitori: conclusioni
Il fatto stesso di mettersi in ascolto del vissuto emotivo del bambino ha un grande potere di regolare l’intensità di quell’emozione. Non riconoscerla e fermarsi solo al comportamento ha, invece, l’effetto di aumentare l’intensità di quell’emozione negativa e del comportamento inadeguato. In questo processo relazionale tra genitori e figli si creano le basi per uno sviluppo emotivo equilibrato che previene comportamenti violenti e disfunzionali.
Capita anche a te? Racconta nei commenti se stai riuscendo a mettere in atto la funzione regolativa genitoriale.
Dott.ssa Serena Costa, psicologa dell’infanzia (serenacosta.it@gmail.com)
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