La funzione protettiva dei genitori è solo una delle tante funzioni genitoriali. Diventare genitore, infatti, è una delle avventure più emozionanti che esistano ma anche molto difficile. Vi suggerisco di leggere a questo proposito l’articolo “Essere genitore: le 15 immagini trovate da voi“. Quando si diventa genitori si entra in contatto con una nuova vita e per questo è necessario iniziare a cambiare prospettiva: non si può più ragionare solo da figli ma occorre imparare a ragionare da genitori. Diventare genitore è solo l’inizio di un lungo percorso che dura tutta la vita, per cui, abbiamo il tempo per perfezionarci di giorno in giorno. Partire, però, con il piede giusto, con gli attrezzi giusti, può facilitare questo viaggio. Oggi, quindi, vi parlo di un‘importante funzione genitoriale che è fondamentale soprattutto nei primi anni di vita di un bambino perché è alla base della costruzione di un buon attaccamento: la funzione protettiva.
La funzione protettiva
In cosa consiste la funzione protettiva di un genitore o di qualsiasi persona che si occupa di un bambino? La funzione protettiva consiste nell’offrire cure adeguate ai bisogni dei bambini. Se un bambino ha bisogno di cibo, il genitore deve offrire cibo. Se il bimbo ha bisogno di affetto, il genitore dovrebbe rispondere con affetto. E via dicendo.
La funzione protettiva: il bisogno di presenza
Appena un neonato nasce ha un grande bisogno di avere qualcuno che si occupi di lui con continuità in modo che lo possa riconoscere come figura di accudimento stabile. Spesso la mamma rappresenta la principale figura di accudimento perché è la figura di cui il bebè fa più esperienza; fortunatamente ora anche i padri partecipano attivamente sin dalle prime ore di vita. Ci possono essere, quindi, anche più figure di riferimento, l’importante che non siano troppe e che siano presenti con regolarità.
La funzione protettiva si esprime con la presenza fisica della figura di accudimento che può essere vista e vissuta nella quotidianità del bambino. Questa presenza fisica, per infondere un reale senso di sicurezza, deve anche essere psicologica. Molte volte accade che i genitori, sebbene siano presenti fisicamente, non lo siano emotivamente. Quando i bambini percepiscono distanza possono non sentirsi al sicuro. Quindi, per esercitare al meglio la funzione protettiva, una mamma o un papà deve impegnarsi nell’entrare in relazione con il suo bambino, parlargli, osservarlo, condividere pensieri, emozioni e interessi.
La funzione protettiva: il bisogno di esplorazione
Questa presenza regolare e accogliente permette di costruire le basi per un buon attaccamento. Ma c’è un altro ingrediente importante della funzione protettiva che è la spinta verso l’esplorazione dell’ambiente. Un genitore, cioè, protegge suo figlio non se gli impedisce di vivere esperienze, ma se le favorisce, garantendo la sua presenza in caso di bisogno. La presenza da fisica diventa prevalentemente psicologica.
Crescendo questa funzione genitoriale rimane valida nella sua funzione anche se si trasforma nei contenuti. Un bambino di 3 anni, per esempio, non ha più bisogno che la presenza del genitore si esplichi nell’imboccarlo; a quell’età ha piuttosto bisogno di un genitore che lo incentivi a fare da solo. Oppure un bambino di 10 anni non ha bisogno che il genitore sia presente costantemente durante il momento dei compiti a casa; ha bisogno piuttosto di un genitore che lo sproni a gestire questo momento con sempre maggiore autonomia.
Cosa ne pensate?
Leggi anche l’articolo “La funzione normativa: dare limiti e regole“.
Dott.ssa Serena Costa, psicologa dell’infanzia (serenacosta.it@gmail.com)
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