Vi è mai capitato di vedere bambini o ragazzi arrabbiati che si mettono ad urlare a squarciagola oppure a lanciare tutto ciò che capita per le mani? O ancora, ragazzini che sfogano la propria rabbia imprecando contro qualcuno o aggredendolo fisicamente?
Si tratta di manifestazioni di rabbia incontrollata che, spesso, gli adulti (per esempio genitori o insegnanti) disapprovano o reprimono perché loro stessi si trovano in difficoltà a comprenderne la natura e a gestirne gli effetti.
La rabbia di per sé non è un’emozione cattiva o negativa perché svolge un’importantissima funzione vitale: essa, con le reazioni fisiologiche che determina, prepara il corpo all’azione per intervenire in una situazione che non ci piace. La rabbia è un importante segnale di allarme che ci fa capire che qualche nostro bisogno non è stato soddisfatto.
La causa della rabbia, quindi, va ricercata dentro se stessi e non esternamente. Spesso, infatti, accade che quando ci si arrabbia, si dia la colpa a qualcuno o qualcosa. Le frasi tipiche sono: “tu mi hai fatto arrabbiare!” “è per colpa di quella situazione che ora sono infuriato!”.
Le tipiche situazioni in cui vediamo bambini e ragazzi arrabbiati sono:
- situazioni che minacciano l’autostima. Per esempio la bambina nominata precedentemente può aver avuto quella reazione rabbiosa dopo che il fratello ha svolto un compito meglio e più velocemente di lei oppure dopo che i genitori hanno sgridato lei e apprezzato invece il fratello. Alla base della reazione rabbiosa vi è quindi il timore della bambina di non essere abbastanza brava come il fratello.
- situazioni di stress. Per esempio il bambino inizia a lanciare tutti i giochi dopo aver trascorso una giornata iper stimolante; un altro esempio può essere il ragazzo che aggredisce fisicamente i compagni dopo un periodo prolungato in cui è vittima di prepotenze; ancora, un bambino può reagire con pianti e urla in seguito al fatto che i genitori pretendono da lui prestazioni al di sopra delle sue capacità. Alla base di tutte queste reazioni rabbiose vi è un accumulo di stress che porta il corpo a reagire in modo eccessivo anche di fronte a situazioni di poco conto. Occorre precisare che anche situazioni di noia prolungata possono determinare stress e quindi favorire la rabbia.
- situazioni di frustrazione. Per esempio la bambina inizia ad urlare dopo che ha tentato varie volte di svolgere un’attività senza riuscirvi; oppure il bambino lancia i giochi in seguito al fatto che i genitore gli hanno impedito di fare qualcosa; il ragazzo, invece, può reagire con un atteggiamento aggressivo per un mancato riconoscimento del genitore rispetto a dei traguardi da lui raggiunti. Alla base di tutte queste reazioni vi è, quindi, una frustrazione alla quale i protagonisti reagiscono arrabbiandosi.
- situazioni di insicurezza. Per esempio la bambina reagisce in modo rabbioso per l’incertezza che ha rispetto alla costanza delle attenzioni dell’adulto di riferimento. La rabbia, quindi, non è determinata da ciò che ha fatto la mamma in sé ma dalla sensazione della bambina di insicurezza.
- situazioni di forte tristezza dovuta ad esempio alla perdita di un familiare. Un ragazzo, ad esempio, può iniziare a reagire in modo rabbioso contro qualcuno in seguito alla profonda tristezza provata per la mamma ammalata o per la sua morte.
La causa della rabbia quindi, può essere anche molto diversa dall’evento scatenante la reazione rabbiosa. La causa della rabbia è la valutazione che noi stessi diamo di quell’evento.
Nella situazione della bambina che si arrabbia con il fratello, la causa della rabbia non è il fratello bensì la paura della bambina di sentirsi inferiore e inadeguata e, quindi, l’interpretazione della prestazione del fratello come un pericolo per se stessa. Nella situazione del bambino che si arrabbia lanciando i giochi, la causa della rabbia non è la mamma o il papà bensì il pensiero che i genitori stiano sbagliando nell’impedirgli di fare quello che vuole.
La rabbia, quindi, non è un’emozione negativa da negare o bloccare, bensì un’emozione da conoscere e comprendere. Ciò che spesso è negativo, è la modalità con la quale la rabbia viene espressa e quindi le conseguenze che ne possono derivare; per esempio nei casi nominati precedentemente, il genitore o l’insegnante può irritarsi di fronte a tante urla, gli oggetti possono rompersi, la persona aggredita fisicamente può farsi male e quella aggredita verbalmente può offendersi e interrompere un rapporto.
Per chi volesse dare ai propri figli l’opportunità di fare un viaggio dentro se stessi per comprendere un pò meglio questa emozione così forte e potente, è in partenza un breve percorso sulla gestione della rabbia presso il mio studio a Pergine Valsugana. Per maggiori informazioni visitare il volantino.
Dott.ssa Serena Costa, psicologa dell’infanzia (serenacosta.it@gmail.com)
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6 Commento
Emily
Bello!