Alto potenziale cognitivo, plusdotazione, giftedness, genialità, talento, sono termini che si riferiscono a quei bambini, o adulti, che mostrano particolari capacità, solitamente maggiori alla maggior parte dei compagni della stessa età. Dico “solitamente” perché non sempre accade di accorgersi di questa discrepanza in quanto molti bambini con alto potenziale non necessariamente hanno prestazioni scolastiche eccellenti; pensate che addirittura possono andare molto male a scuola fino ad abbandonarla. Ma andiamo con ordine. L’obiettivo dell’articolo è chiarire meglio a cosa si riferiscono i termini “alto potenziale cognitivo”, “plusdotazione”, “giftedness”, “genialità”, “talento”. Si tratta di un approfondimento che ho fatto in occasione del Master sulla Psicologia scolastica nel 2021 promosso dal Centro Studi Forepsy.
Giftedness
Il termine giftedness è il primo termine che è stato utilizzato all’Estero per definire le doti eccezionali di alcuni bambini o adulti in senso generale o in un ambito particolare. La traduzione di questo termine quindi significa “dono”.
Alto potenziale cognitivo (APC)
Il Italia si è preferito tradurre il concetto di giftedness con i termini “alto potenziale cognitivo” e “plusdotazione” di cui parlo dopo.
Per APC innanzitutto fa riferimento al livello di intelligenza di un individuo confrontato con la media del campione di riferimento. Per livello di intelligenza si fa riferimento al concetto di QI (quoziente intellettivo) che è proprio quel punteggio che risulta dopo la somministrazione di un test specifico validato scientificamente, la WISC per i bambini o la WAIS per gli adulti. Un bambino si definisce “ad alto potenziale cognitivo” quando ottiene un QI che è superiore a 120. Giusto per chiarezza, il QI nella media varia tra 85 e 115.
Questo valore numerico che riflette il funzionamento intellettivo generale di un individuo, è il risultato di fattori genetici ma anche ambientali, per cui l’intelligenza deve essere valutata tenendo conto del contesto (Leggi anche “Intelligenza: intelligenti si nasce o si diventa?“).
Questo è il motivo per cui se un bambino ad alto potenziale incontra un ambiente che non lo sa riconoscere e valorizzare, può compromettere la sua esperienza di apprendimento e andare incontro all’insuccesso scolastico. Quello che succede tipicamente è che il bambino appiattisca le sue prestazioni sulle richieste fatte o addirittura perda completamente la motivazione o ancora che metta in atto comportamenti di iperattività o provocazione. Il paradosso maggiore si ha quando il bambino ad alto potenziale finisce per ritenersi stupido perché le sue esperienze gli rimandano ciò che non gli riesce bene.
Un altro aspetto tipico dei bambini ad alto potenziale cognitivo, e ancora di più nei plusdotati, ad un elevata intelligenza cognitiva spesso si associano, invece, notevoli difficoltà a livello sociale ed emotivo. Per cui succede che i bambini plusdotati siano soggetti a vere e proprie crisi di rabbia che loro vivono molto intensamente.
Plusdotazione
Il termine plusdotazione fa riferimento all’alto potenziale cognitivo, ma nei limiti superiori. In pratica per parlare di plusdotazione, il QI deve essere superiore a 130. Pensate che si stima che il 2,5 % ha un QI molto superiore alla media (> 130) e, quindi può essere definito plusdotato.
Anche nel caso della plusdotazione valgono i concetti detti prima. In sintesi, il grande potenziale cognitivo può essere evidente se incontra un ambiente capace di riconoscerlo e le capacità emotive e sociali non sono, spesso, altrettanto sviluppate.
Genialità
Il concetto di genialità fa riferimento a doti eccezionali e prestazioni elevatissime in una particolare area. Questo significa che i bambini plusdotati non necessariamente sono geni perché hanno elevate capacità cognitive ma non necessariamente altissime.
Talento
Descrive persone visibilmente talentuose, che hanno cioè grandi capacità che hanno però sviluppato in modo sistematico. La differenza con i plusdotati è che quest’ultimi non necessariamente raggiungono risultati elevati perché l’impegno e la costanza nello svilupparli non è sempre presente.
Dott.ssa Serena Costa, psicologa dell’infanzia (serenacosta.it@gmail.com)
Fonte: Corso APC Learning Tutor, Centro Studi Forepsy
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