Essere una persona resiliente è possibile. Nel precedente articolo “La resilienza in psicologia: significato” ho descritto a grandi linee il concetto di “resilienza”, termine derivante dalla scienza dei materiali, ma poi entrato a far parte anche del linguaggio psicologico. Attraverso una metafora, infatti, le qualità del ferro di resistere a forze esterne vengono applicate all’essere umano, anch’esso chiamato durante la vita a resistere a fonti stressanti derivanti dal mondo esterno ma anche interno.
Quindi, per parlare di resilienza occorre parlare di stress.
Una persona resiliente riesce a mantenere i livelli di stress al di sotto di una certa soglia. Come avevamo visto nell’articolo “Eustress vs Distress: significato“, lo stress, cioè l’effetto che le pressioni esterne esercitano sull’individuo, è una costante nella vita umana, ma può essere dannoso per la salute quando le energie per fronteggiare tali eventi non sono sufficienti.
In una persona poco resiliente la reazione emotiva (es: “ho paura”), cognitiva (es: “non ce la farò mai”), comportamentale (es: “scappo”) e fisiologica (es: “accelerazione del battito cardiaco”) di fronte ad un evento critico è eccessiva e superiore alla capacità del corpo e della mente di ritrovare un equilibrio psicofisico (es: gestione della paura, controllo dei pensieri negativi, affronto della situazione, rallentamento del battito cardiaco).
Per sviluppare o potenziare la capacità resiliente di adattarsi velocemente e positivamente agli eventi critici e stressanti della vita, occorre utilizzare al meglio le proprie risorse personali, familiari e sociali. Se la persona, anziché concentrarsi sui propri limiti, si concentra sulle potenzialità che ha dentro di sé e sulle risorse esterne che ha a disposizione, mette in moto un circolo virtuoso che aiuta nelle difficoltà.
Risorse personali
La persona resiliente, secondo numerosi studi presenti in letteratura, è in grado di gestire con abilità i propri vissuti interni. Mi spiego meglio. Gli elementi che più incidono sulla capacità resiliente sono i seguenti:
- Valutazione della situazione stressante e pensiero positivo
La reazione ad un evento critico è strettamente connessa alla valutazione che viene fatta precedentemente rispetto alla presenza o meno di risorse interne sufficienti per fronteggiare le richieste esterne. Il pensiero positivo, richiamante il concetto di ottimismo, rappresenta la tendenza a considerare la realtà sempre dal suo lato migliore. Avere un controllo sul momento che precede un evento stressante e,quindi, sui propri pensieri ed emozioni è un primo passaggio per accrescere la propria capacità resiliente.
Chi è poco resiliente tende a concentrarsi esclusivamente sull’evento stressante in sé, guardando solo l’aspetto negativo che solitamente è predominante perché doloroso e indesiderato. L’evento critico viene vissuto come una minaccia per se stessi, come una cosa terribile e insopportabile che non si riesce ad affrontare e, quindi, un elemento da evitare e rifiutare. Tale atteggiamento negativo verso le avversità della vita e tale modalità di pensiero piuttosto rigida porta a sperimentare emozioni di carattere negativo. Spesso, i comportamenti della persona poco resiliente vanno nella direzione di mantenere la propria condizione invariata, anche se negativa, perché ciò che si conosce, seppur difficile e poco desiderabile, è sempre meno pauroso di ciò che non si conosce. Alla base, quindi, di una persona poco resiliente, vi è, spesso, la paura di cambiare.
La persona resiliente, invece, è in grado di interpretare gli eventi critici in modo più flessibile e costruttivo. Riconosce, cioè, il potere destabilizzante degli eventi stressanti, ma li inserisce all’interno di un contesto più ampio che è fatto anche di capacità personali, risorse interne ed esterne. L’evento doloroso viene considerato come una sfida e, viene quindi utilizzato come strumento di conoscenza di se stessi, dei propri limiti ma anche delle proprie capacità di riorganizzarsi e di “rialzarsi in piedi”. Chi è resiliente non teme il cambiamento, anzi lo considera come un’occasione importante per crescere e migliorarsi, per riorganizzare in termini positivi la propria esistenza. Le crisi vengono considerate come momenti difficili facenti parte di ciascun percorso di vita, ma anche momenti altrettanto importanti che stimolano una riflessione sul proprio modo di vivere. Le emozioni sperimentate saranno, quindi, prevalentemente di carattere positivo.
- Percezione di controllo (Locus of control)
Il locus of control è il grado di controllo che una persona pensa di avere sugli eventi della propria vita. Sentire di poter fare qualcosa per cambiare possiamo considerarlo come un secondo elemento per accrescere la propria capacità resiliente.
Una persona poco resiliente ha la tendenza ad avere un locus of control esterno, cioè ritiene che la propria vita non dipenda da se stessi ma sia frutto di forze esterne, quali ad esempio, la fortuna, il caso o il destino. Nulla, quindi, è possibile fare personalmente per migliorare la propria vita. La persona poco resiliente tende a valutare gli eventi positivi e negativi come frutto del caso; successi e insuccessi sono al di fuori del proprio controllo personale e, quindi, totalmente indipendenti dal proprio impegno o dalla propria capacità.
Una persona resiliente, al contrario, utilizza prevalentemente un locus of control interno, cioè reputa di poter fare qualcosa in prima persona per migliorare la propria situazione di vita. Ciò che accade, lo interpreta alla luce del proprio contributo personale, e quindi, alla quantità di esercizio impiegato, al grado di volontà e capacità. La persona resiliente tende a valutare come un successo personale qualsiasi evento per il quale si è impegnata, per il quale ha fatto del proprio meglio, anche se ha commesso errori e se il risultato ottenuto non è dei migliori. Di fronte ad eventi al di fuori del proprio controllo, non cessa di dare importanza al proprio contributo personale nella modalità di reazione all’evento.
- Autostima e Auto-efficacia
L’autostima, come avevo accennato nel precedente articolo “Autostima: i 6 volti della valutazione di Sé in età evolutiva”, rappresenta la valutazione che una persona fa di Sé a partire da un’ideale che ha di se stessa. L’autostima indica, quindi, il grado di soddisfazione personale e di fiducia nel proprio essere. Strettamente connesso all’autostima vi è il concetto di “auto-efficacia”che sta ad indicare proprio la fiducia nelle proprie capacità. Confidare in se stessi e nelle proprie potenzialità è un altro elemento indispensabile per accrescere la propria capacità resiliente.
Una persona poco resiliente, spesso, ha una bassa autostima e, quindi, ha poca fiducia in se stessa, non è soddisfatta di com’è, non si accetta, vuole essere diversa vedendo negli altri proprio ciò che vorrebbe essere. Nei momenti di difficoltà tende a svalutarsi, a ritenersi responsabile dei propri fallimenti a causa dei propri difetti o incapacità. La persona poco resiliente tende, quindi, a perdere di vista le proprie qualità personali facendosi travolgere dalla negatività indotta dall’evento critico.
La persona resiliente, invece, ha una buona autostima e, quindi, ha fiducia in se stessa, è soddisfatta di com’è, accetta anche i propri lati meno belli, non si confronta con gli altri, bensì fa i confronti con se stessa per valutare i propri miglioramenti. Nei momenti di difficoltà fa affidamento all’immagine positiva che ha di se stessa, complimentandosi per i propri miglioramenti anche se piccoli e mostrando comprensione verso se stessa per eventuali fallimenti. La persona resiliente tende, quindi, a dominare la negatività indotta dagli eventi critici facendo leva sulle proprie qualità personali.
- Stile di coping
Lo stile di coping fa riferimento alla modalità utilizzata nel far fronte alle difficoltà. Adottare uno stile orientato ad affrontare i problemi piuttosto che evitarli è un ulteriore elemento che ci avvicina all’essere resilienti.
La persona poso resiliente utilizza principalmente uno stile di coping orientato alle emozioni e all’evitamento. Di fronte agli eventi critici cerca di ridurre le emozioni negative che accompagnano la percezione dello stress e cerca di prendere le distanze dalla situazione, fuggire di fronte ad essa, cercare un sostegno sociale o rifugiarsi in altre attività. Il rischio spesso è quello di creare una dipendenza verso persone o comportamenti scorretti. Spesso, inoltre, la persona non resiliente, si focalizza su proprie caratteristiche interne solitamente negative valutandole come impedimenti nell’affrontare la situazione, perdendo quindi di vista gli elementi legati alla situazione.
La persona resiliente, invece, utilizza principalmente uno stile di coping orientato al problema e, quindi, alla gestione dell’evento stressante. Di fronte all’evento stressante si adopera attivamente con ottimismo e fiducia per modificare la situazione riducendo o prevenendo la fonte di stress. Si concentra sugli elementi situazionali legati al problema e non solo ai suoi limiti personali, cioè analizza la questione sotto punti di vista diversi.
Risorse familiari
La persona resiliente, cioè capace di reagire in modo positivo agli eventi critici, non prende la forza solo da proprie capacità personali, ma è in grado di farsi sostenere anche da risorse presenti nell’ambito familiare. Cerca il confronto con i propri familiari, accetta il loro contributo o aiuto, ha fiducia nel loro sostegno. La famiglia, se non patologica, può offrire numerosi opportunità di sostegno o stimolo per fronteggiare le difficoltà della vita.
Occorre, però, porre attenzione a non basarsi solo su di essa: cercare l’appoggio o la comprensione dei propri familiari per evitare di trovare autonomamente delle risposte personali alle proprie difficoltà rappresenta una strategia disfunzionale per affrontare gli eventi critici della vita.
Risorse sociali
La persona resiliente riesce, inoltre, a considerare come risorsa per se stessa, le persone appartenenti al proprio ambiente sociale, per esempio amici, compagni di lavoro e perfino esperti quali lo psicologo. Anche in questo caso, cerca il confronto con loro, accetta il loro contributo o aiuto, ha fiducia nel loro sostegno ma non si appoggia a loro completamente.
Cercare l’appoggio o la comprensione dei propri amici o conoscenti per evitare di trovare autonomamente delle risposte personali alle proprie difficoltà rappresenta una strategia disfunzionale per affrontare gli eventi critici della vita.
Conclusioni
Gli eventi critici che una persona incontra durante la propria esistenza possono avere diversi effetti sul proprio benessere personale a seconda delle capacità resilienti che si riesce a mettere in campo. Come ho cercato di mettere in evidenza nell’articolo, le risorse su cui puntare per diventare resilienti sono numerose e si trovano dentro e fuori di noi. Non in tutte le situazioni critiche è possibile essere resilienti fino in fondo. Certo è che maggiori sono le proprie capacità resilienti, maggiore sarà la propria capacità di “rimanere in piedi” nelle avversità.
Chi si sente poco resiliente non si deve scoraggiare ma deve solo cominciare a prestarvi attenzione e potenziarle piano piano in modo da ridurre la distanza con la persona considerata resiliente. E’ un percorso più o meno lungo a seconda dell’impegno e della costanza che uno mette in moto. Non è facile e nemmeno scontato perché la visione su se stessi e sul proprio ambiente familiare e sociale spesso è parziale e poco oggettiva. Può essere utile quindi, ricordare che lo psicologo può offrire il proprio sostegno in questo campo proprio per accrescere le capacità valutative e le capacità resilienti del richiedente.
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Bibliografia
Laura Perevi, “Resilienza e regolazione delle emozioni”, elaborato di Dottorato.
3 Commento
Massimo
A parole è tutto semplice In realtà è pressoché impossibile cambiare la propria lente personale con cui si guarda il mondo e se stessi.
serena
Gentile MAssimo, sento un po’ di pessimismo nelle sue parole. Fortunatamente la mia esperienza mi dice il contrario.